i Libri d’Artista di Diana Isa Vallini
Carte fatte a mano, preziose tessiture,
velate trasparenze, piccoli acquerelli
emozionanti percorsi narrativi…
«I ricordi, ha scritto W.G. Sebald, sono come un’ombra della realtà» ed è per questo che il piccolo fardello di passato che ci portiamo dentro è tanto fragile. Dobbiamo, dunque, preservarli, prima che i contorni delle cose scompaiano in una penombra smemorante. È questo, per più di un verso, il filo che lega insieme i libri d’artista di Diana Isa Vallini, una sorta di archeologia della memoria, che misteriosamente riesce a conferire a sparsi documenti e oggetti una luce che trascende le forme per farsi pensiero. Diana Isa Vallini si serve di alcuni elementi autobiografici, che vengono accostati in una narrazione che procede per frammenti e allusioni, mescolando luoghi e sensazioni, volti e immagini, in modo tale che il passato torni a riemergere in un susseguirsi di indizi, piste e doppi. Luoghi e persone e oggetti abitano un teatro d’ombre, che rimanda alle fratture del cuore e dei sentimenti, a momenti decisivi dell’esistenza che rimangono segreti. Ogni libro d’artista sottrae all’inerzia della memoria oggetti e immagini per rielaborarli secondo un ordine che sottende coincidenze e allegorie, in un continuo rimando da un’opera all’altra. Attraverso un dizionario dei luoghi e delle persone di storie che appartengono solo all’artista, ciascuno può ritrovare gli indizi dei propri sogni e della propria esistenza, nella percezione di un passato collettivo.”
“I libri di Diana Isa Vallini vivono nel segno della libertà. Libertà di forma, di pagine e di materiali, una fusione di fantasia, ricordi e sogni lontani.”
“Ogni libro d’artista sottrae all’inerzia della memoria oggetti e immagini per rielaborarli secondo un ordine che sottende coincidenze e allegorie, in un continuo rimando da un’opera all’altra”
“Eccoli allora, i libri d’artista, che si giocano tra creazione e documento, affidando la loro fragilità a veli e nastri che li tengono chiusi o aperti alla nostra curiosità.”
Sergio Garbato