ROVIGO – Arabesques (personale)

DAL 4 AL 9 DICEMBRE 2008 – ROVIGO

 

PERSONALE

ARABESQUES

Vernissage

sabato 6 Dicembre ore 18

presentata dal Prof. Sergio Garbato

 

 

Sala Pescheria Nuova

Corso del Popolo – Rovigo

DAL 4 AL 9 DICEMBRE 2008

Samadhi, acrilico sutavola di legno marino, cm 120 x 72, anno 2008 (Diana Isa Vallini)

 

Comunicato stampa

Nuova mostra personale della pittrice Diana Isa Vallini che espone le sue ultime opere legate al ciclo “Arabesques” nello spazio “Sala Pescheria Nuova” di Rovigo dal 4 al 9 Dicembre 2008.

Inaugurazione sabato 6 dicembre ore 18 presentata dal prof. Sergio Garbato

 

Bene sarebbe lasciarsi andare alla musicalità sacra dei colori e delle forme dei tanti “mandala”, simboli esoterici metaforicamente legati al concetto di eternità, che Diana Isa Vallini riesce a fare suoi e ad esprimere con essi tutta la sua creatività.

Oro, rossi, blu, neri orchestrati come un suono orientale: queste sono le opere della Vallini.

Così come bene sarebbe lasciarsi andare all’emozione di posare lo sguardo sui volti e sui corpi di donne dai quali traspaiono i sentimenti propri della sfera femminile: il sogno, l’immaginazione, l’illusione e l’abbandono, in naturale contrasto con le tinte forti dei drappeggi e dei decori.

La mostra  è visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.30.

Sala pescheria Nuova

 

 

il Resto del Carlino

” In altri tempi, c’era l’esotismo, con i sommi pittori di Francia che, oltre al viaggio in Italia ed il soggiorno romano a Villa Medici, facevano una sorta di assolato itinerario in Africa del Nord, fino ai limiti del deserto, per ritrarre berberi e cammelli, donne velate e bagni turchi, ma anche illustrare leggende lontane e perdute. Altri tempi, appunto. Oggi con la televisione e il villaggio globale, l’esotismo ce lo ritroviamo in casa, dilapidato tra mille carabattole. Naturalmente, non è così per tutti. Specialmente per un’artista sensibilissima come Diana Isa Vallini, che ha radici polesane e  che vive oggi a Legnago. Diana Isa Vallini il suo viaggio in Marocco se l’è fatto e non certo con lo sguardo del turista, ma con quello di un’artista che cerca l’armonia e il bello, resta affascinata da strepitose tavolozze cromatiche e da canti e suoni di grande attrattiva, tanto da mettersi a studiare anche l’arabo. Di questa esperienza, che ha cambiato il suo modo di intendere l’arte, la pittrice veneta ci offre alcune persuasive tracce nella serie di Arabesques che espone in Pescheria Nuova. Sono tele grandi e piccole, cartoni e acquarelli, quaderni di viaggio, carte, che viaggiano ai confini dell’astrazione, giocando con caratteri grafici, segni, forme che si perdono, dettagli incastonati come pietre preziose, tanto da reinventare alla fine un mondo luminoso e armonioso, pieno di inviti e tentazioni, itinerari ed atmosfere. A completamento non mancano i Mandala e certe figure di donne allungate su stoffe preziose, che sembrano immerse in una fiaba lontana. “

Sergio Garbato

il Resto del Carlino
martedì 9 dicembre 2008

“Ultimo giorno oggi per visitare in Pescheria Nuova la bella mostra che Diana Isa Vallini ha voluto intitolare “Arabesques” per indicare, più le volute dell’esotismo, il carattere di un’arte che attinge con uguale fervore alla tradizione iconognafica europea e all’ispiorazione orientale, cercando una fusione, che diventa una sorta di appuntamento con una ricerca stilistica che si ridefinisce ogni volta.

Diciamo, allora, che l’arabesque di Diana Isa Vallini è soprattutto spazio mentale e onirico, in cui le cose di ogni giorno, volti e paesaggi, voci e riflessi, sfumano fino a perdere ogni contorno e diventare la luce di una pietra preziosa, l’illusoria profondità di un altrove che si risolve invece in se stesso. Un viaggio concentrico verso un centro che si allontana mano a mano che ci si avvicina, ma che compensa la sua assenza con colori preziosi e sfumature impalpabili. Così come voleva Hugo von Hoffmannstahl, la profondità resta in superficie, fascino supremo. Un tappeto che si confonde con la sua ricchezza, un disegno acquerellato che si rivela un mandala, un volto enigmatico, la trama di una stoffa, segni e cifre che si raccolgono intorno a qualcosa che si nasconde. E non è fuori luogo, allora, rivolgersi alle incantate Arabesques di Claude Debussy, con le terzine che si orgnizzano come delle volute e le note di una scala che si sgranano perdendosi, fino a lasciarci intuire la melodia che arriverà quasi in silenzio. Non sono diverse queste opere di Diana Isa Vallini, che sono il frutto di un lavoro sottile e paziente e che nascono, forse, dalle intermittenze del cuore. Non è a caso, che in certi affusolati ritratti di donne avvolte in vesti preziose affiorino i sussurri dei pittori prerafaelliti.

Sergio Garbato

 

La voce di Rovigo
sabato 6 dicembre 2008

” Si chiude oggi una mostra che riporta tutta la magia e lo splendore dei palazzi dei sultani arabi;  la bellezza sensuale delle donne che, nell’immaginario, ornano gli harem di sultani e sceicchi.

L’autrice, Diana Isa Vallini, non a caso l’ha intitolata Arabesques per il carattere sontuosamente decorativo di ogni pezzo; per l’atmosfera da mille e una notte che l’insieme di circa 70 opere, esposte in Pescheria Nuova, crea attorno al visitatore, abbagliato da ori e colori, da segni alfabetici che si rincorrono per chiudere, come in uno scrigno, il centro di uno spazio rettangolare o quadrato che custodisce un cristallo rosso: simbolo dell’io che ciascun essere umano ricerca.

Sono reminiscenze, rivisitazioni, rielaborazioni di un mondo arabo, di cui Diana Isa Vallini studia la lingua, visitato e vissuto oltre la superficie, livello normalmente concesso al turista. Conosciuto nella sostanza ma trasportato in una dimensione più alta che indaga alla ricerca dell’essenza femminile, connotata di eleganza, sensualità, bellezza che la fantasia traduce in icona.

Splendore d’Oriente che l’artista raccoglie nei preziosi tappeti, nei damaschi bianchi e oro, nei tessuti leggerissimi intrecciati con fili d’oro, nelle mussoline, nelle cornici riccamente intagliate, nei fregi a volute che spesso le coronano.

In commistione con l’oro un tripudio di colori su cui predomina il rosso intenso alternato al nero; blu oltremare ed il verde cangiante punteggiati dal luccichio delle paillettes, dai bagliori delle gemme di vetro rosso che stanno sempre al centro: della composizione, del quadro della vita.

Molto varia la proposta espositiva: lunghi pannelli di legno dipinti su carta che sul nero della base esibiscono un tripudio di colori e ancora carta dipinta e stropicciata che da sotto il vetro rimanda la luce dell’oro e il candore del bianco. Poltrone rivestite di tessuti pregiati con l’intelaiatura decorata da lettere arabe e ancora poltrone imbottite come soggetto di quadri simbolo di un mondo di agi e ricchezza. Ritratti di fanciulle in piedi o sdraiate avvolte in tessuti leggeri che mettono in risalto i corpi flessuosi ed i volti sognanti. E, tema del tutto insolito, composizioni di riccioli di tutte le dimensioni: gli arabeschi delle grate, dei cancelli, delle decorazioni dell’arte araba che negando la rappresentazione umana ha esaltato al massimo la decorazione geometrica e curvilinea.

Lauretta Vignaga

Links

Visita l’esposizione su Exibart.

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